Ma i cyberattack arrivano solo dalla Cina e dalla Russia?

Romano Sabbatini
February 22nd, 2023

Stanchi dei titoli dei giornali che si concentrano sugli hacker cinesi, le aziende informatiche cinesi ricordano sempre più al resto del mondo che ci sono anche attacchi provenienti dall'Occidente.

Le ultime accuse provengono da Pangu Lab, un'azienda cinese di cybersicurezza che si è guadagnata il rispetto dei colleghi del settore grazie all'individuazione di vulnerabilità nei dispositivi di Apple Inc. Ora ha anche identificato un gruppo a sfondo politico che prende di mira la Cina, secondo i suoi ricercatori, insieme ad hacker provenienti dal Nord America e dall'Europa.

Pangu, che fa parte della più grande società di cybersecurity Qi An Xin, ha pubblicato i suoi risultati lo scorso fine settimana. Il rapporto afferma che AgainstTheWest - un gruppo che prende di mira i Paesi che considera minacce per l'Europa e gli Stati Uniti - ha pubblicato informazioni e database sensibili cinesi più di 70 volte dal 2021, rubando anche dati da circa 300 sistemi informatici. Tra questi figurano dati del ministero della cultura e del turismo cinese, del governo provinciale di Hainan e della China Southern Airlines.

Secondo Pangu, i messaggi del gruppo sono stati chiaramente di natura politica. Sono state espresse espressioni di sostegno all'indipendenza di Taiwan e Hong Kong e preoccupazioni per i diritti umani nello Xinjiang, praticamente superando tutte le "linee rosse" di Pechino.

Ma non sono i dettagli delineati nel rapporto ad essere i più interessanti, compresi i commenti ironici sul fatto che gli hacker occidentali abbiano esagerato il tipo di dati cinesi che sono stati in grado di rubare. La cosa più importante è che tutto questo fa parte dei crescenti tentativi della Cina di prendere il controllo della narrazione dei cyberattacchi puntando il dito nella direzione opposta.

I dati cinesi sulle attività dell'occidente

Come ha fatto in passato, Pangu condivide "in esclusiva" i suoi rapporti di ricerca prima con il Global Times, l'organo di stampa cinese di proprietà dello Stato, fortemente patriottico. Il giornale in lingua inglese si addentra poi in tutti i dettagli tecnici degli attacchi contro obiettivi cinesi.

La prima volta che il laboratorio si è comportato in questo modo è stato nel febbraio dello scorso anno, quando ha pubblicato i risultati di hacking sponsorizzati dagli Stati Uniti sul territorio cinese, scoperti nel 2013 e nel 2015.

Non dubito che lo spionaggio e la sorveglianza di Internet siano uno strumento comune della moderna politica statale. Edward Snowden ce lo ha detto con le sue rivelazioni sul cyber-spionaggio da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Ciò che è nuovo è il modo in cui Pechino lo sta pubblicizzando.

In diplomazia, la Cina ha fatto lanciare ai suoi "guerrieri lupo" accuse di diritti umani contro gli Stati Uniti. Nel commercio, ha risposto al fuoco dei dazi statunitensi con le proprie misure di ritorsione. E ora, nel regno cibernetico, si sta facendo portavoce delle occasioni in cui anche lei è vittima.

Romano Sabbatini CTO e Giornalista finanziario

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Laureato in Giornalismo alla Lumsa di Roma ha lavorato occupandosi di politica e spettacoli. Si occupa di attualità, con la voglia di arrivare a tutti cogliendo la notizia più importante in modo da poterla presentare al pubblico.

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